Churen Himal - 2012

Nepal, catena himalayana, spedizione al Churen Himal, mt. 7371.
Partenza della spedizione il 24 di settembre, rientro fine 1° novembre.


Partecipanti g.a. Adriano Favre(capo spedizione), g.a. Marco Camandona, asp.g.a. François Cazzanelli, Emrik Favre, Alain Marguerettaz, Sete Scherpa.

Obiettivo della spedizione era raggiungere il Churen Himal attraverso la parete Ovest. La montagna si trova al limite occidentale della catena dell’Himalaya del Nepal, lontana dai campi base affollati, a ridosso della possente catena dei Dhaulagiri, in un ambiente selvaggio e poco frequentato, per un ritorno ad un rapporto leale con la montagna. La spedizione ha iniziato la marcia a fine settembre, in 6 giorni di avvicinamento a piedi ha raggiunto il Campo Base, posto a circa mt. 4.200, tra morene erbose. La parete Ovest, molto ampia, ha consentito di tracciare un itinerario mai percorso, su terreno misto e roccia. Il dislivello tra il CB e la vetta è quasi di mt. 3.000. La spedizione è stata seguita da tre telecamere digitali professionali, attraverso le quali è stato girato un importante reportage documentaristico fotografico. La spedizione è stata collegata tramite Internet a un telefono satellitare per le comunicazioni e gli aggiornamenti dei vari siti web, in tempo reale.

La Storia
Dal 1903 a oggi, questo gruppo di montagne che raggruppa ben 7 cime che superano i mt. 7000: il Churen Himal con quattro vette dai mt. 7000 dell’anticima ai mt. 7490 del Central, Putha Hiunchuli, Gurja Himal, il Daulaghiri VI,hanno visto pochissime ascensioni e solamente 6 spedizioni effettive direttamente al Churen in tutta la sua storia. I primi tentativi di raggiungere la vetta del Churen Himal risalgono ai primi anni ‘60.
Per le guide valdostane c’è una lunga storia, ben due tentativi delle guide di Ayas: una sulla via normale nel 1983 e un tentativo di aprire una via nuova sulla cresta Sud Est, splendida linea di cresta che porta direttamente in vetta al Churen Central. In entrambe spedizioni ha fatto parte la guida alpina Adriano Favre, che grazie alla sua conoscenza ed esperienza su questa montagna ha contribuito non poco all’apertura della nuova via.

Il percorso
Il campo base è stato posto a mt. 4200, di quota in uno scenario incantevole posto in mezzo alle praterie erbose. Il percorso di salita si snoda lungo un itinerario morenico sino a quota mt. 4800, dove nei primi giorni di acclimatamento è stato creato un deposito materiali, da qui la progressione diventa molto più impegnativa e seria, si sale una fascia di roccia non molto solida, con due tiri di corda di mt. 30,con grado di 5 superiore.
Al disopra di questa fascia inizia un lungo tratto di sperone roccioso di 3°, con tratti 4°, che immettono direttamente al campo 1 a quota mt. 5200, punto strategico per l’acclimatazione. Al disopra del campo 1, un tratto di ghiacciaio inesplorato vira sulla destra della parete, un primo tratto piatto è molto crepacciato, da qui la montagna inizia a verticalizzare, con labirinti di seracchi e couloir con pendenze fino a 40°- 45°, che portano al campo 2, posto al riparo da valanghe sotto un seracco pensile. Qui inizia l’avventura verso l’alto, la linea prescelta è fortemente verticale in corrispondenza del campo .
Un primo tratto di circa mt. 300 di dislivello dopo il campo 2 si inerpica supendii a 45°- 50° abbastanza aperti sulla parete; la linea, da pendio aperto, diventa cresta con salti di roccia verticali a quota mt. 6400. Intorno ai mt. 6700 si sviluppa il tratto chiave della via: mt. 50 di misto molto delicato con pendenze che superano i 70° e tratti di roccia inconsistentedi 4°, con grandi difficolta di protezione. A mt. 6950 si punta verso la cresta Ovest, portandosi a destra della via, con un luogo traverso di mt. 80 su pendii e couloir a 50°- 60° su neve e ghiaccio ridondante al vuoto. Ci si porta sulla cresta sommitale dell’anticima del Churen Himal Ovest dove terminano le grandi difficoltà della via, raggiunta alle 16 circa del pomeriggio del 17 ottobre. La nuova via era aperta ed è stata chiamata "Princess Cecile Line” in onore dell’unica nipote femmina di Marco Camandona.
La giovane età e la forza di François Cazzanelli e di Emrik Favre, l’esperienza dell’alta quota di Marco Camandona, la grande conoscenza della montagna e la determinante coordinazione di Adriano hanno favorito il successo della spedizione. Dopo un paio di giorni, il 27 ottobre, la conferma della apertura della nuova via è arrivata da Elisabeth Hawley, che gestisce "The Himalayan database”, archivio delle spedizioni in Himalaya dal 1905 ad oggi, attraverso le parole di mister Jeevan Shrestha giornalista di "The American Alpine Club”.
Dopo due giorni dall’apertura della via la decisione di partire per l’ultimo e decisivo tentativo di risalire la via appena aperta e proseguire in cresta sui quattro Churen Himal partendo dall’anticima di mt. 7000, passando dalla CimaOvest, proseguendo sulla Cima Centrale e andando fino alla Cima Est, andata e ritorno, una cavalcata di 2 km. Per questa ultima ascensione partono Adriano Favre, Marco Camandona, Alain Marguerettaz e Sete Scerpa. In un giorno di duro lavoro sono saliti direttamente al campo 2 in 6 – 7 ore. La sera, al campo, Adriano comunica che non se la sente di proseguire il giorno dopo, qui scende immediatamente al campo 1 per dare l’opportunità ai tre di dormire in in modo più confortevole in una tenda da due. La sveglia alle 1,30 di mattina per prepararsi, partenza alle 2,30 in pieno buio, con temperature al di sotto dei -15° e cielo sereno. Verso quota mt. 6300, dopo un’ora di salita, Alain decide di scendere, perché non se la sente di proseguire. Marco e Sete proseguono con passo deciso, arrivando ai primi risalti di roccia, dove iniziano le corde fisse. Intorno alle 4 del mattino, nel buio totale risuona un sibilo di voce nel vuoto sottostante. Dopo qualche minuto di nuovo un urlo di aiuto più profondo, a questo punto iniziano immediatamente una rapida discesa, in 40 minuti arrivano sui seracchi sopra il campo 2 a quota mt. 5800 dove si intravede la luce della frontale di Alain, accasciato dentro la terminale, che urlava e chiamava aiuto. Immediatamente apprestano soccorso prendendo nella tenda tre sacchi a pelo, per ripararlo dal freddo, provano a muoverlo, ma da subito si capisce che la situazione è grave: il femore è rotto e a questa quota il pericolo di non tornare più al campo base è molto alto. Pertanto, danno il primo allarme al campo base, dove risponde Emrik e nel frattempo, Marco scende al campo 1 dove c’èAdriano, dotato di telefono satellitare, per chiamare un elicottero. Marco risale al campo 2 in poche ore, verso le 12 arriva l’elicottero che atterra al campo base, prende Adriano (che nel frattempo era sceso al campo base), immobilizzano Alain sia negli arti inferiori che la parte superiore del corpo, sistemano materassino sotto di lui per isolarlo della neve, insieme allo scerpa lo calano per mt. 70, dove il terreno diventa più dolce e c’è la possibilità di imbarcarlo sull’elicottero. L’elicottero decolla dal campo base con Adriano a bordo, dopo qualche minuto arriva nei pressi del campo due e solo al quarto tentativo riesce ad avvicinarsi e con un balzo di sofferenza lo imbarcano di forza, fra le urla di dolore di Alain. L'operazione di soccorso si è conclusa alle 17 con il ricovero di Alain all'ospedale di Kathmandu.