Broad Peak e Nanga Parbat
partiti dalla piccola Valle d’Aosta l’8 giugno gli alpinisti rientrano in patria il 6 agosto dopo 2 mesi intensi ma ricchi di successi. Hanno raggiunto la vetta di Nanga Parbat, Broad Peak e K2 centrando tutti gli obbiettivi della spedizione sugli "ottomila” del Pakistan, grazie ad uno straordinario "team effort” che va addirittura al di là della stessa performance alpinistica, naturalmente senza fare ricorso all’ossigeno supplementare.
Salendo Nanga Parbat (8.126 m.) e Broad Peak (8.047 m.), il veterano Marco Camandona (GA della Società Guide di Valgrisenche) ha firmato l’undicesimo e il dodicesimo ottomila della sua carriera. Pietro Picco (GA della Società Guide di Courmayeur) porta a casa tutte e tre le vette: Nanga Parbat, Broad Peak e K2 (8.611 m.), per altezza rispettivamente la nona, la dodicesima e la seconda montagna della Terra. François Cazzanelli (GA della Società Guide del Cervino) e il venticinquenne Jerome Perruquet (Aspirante Guida e membro della Società Guide del Cervino) "firmano” Nanga Parbat e K2. Emrik Favre (GA della Società Guide di Ayas) e Roger Bovard (GA della Società Guide di Valgrisenche) sono loro pure summiters del Nanga Parbat, Roger tra l’altro al suo... esordio sugli ottomila.
La coppia Cazzanelli-Picco mette a segno un altro primato, realizzato proprio ad inizio spedizione: l’apertura di una nuova via sul Nanga Parbat che i due hanno chiamato "Valle d’Aosta Express”, in onore della regione e dell’Unione delle Guide Valdostane. La via si sviluppa dapprima su un seracco verticale alla base del Nanga, per proseguire su pendii nevosi sempre più ripidi. La parte finale - tecnicamente la più difficile - è caratterizzata da lunghezze di misto che portano in cresta a 6000 metri, fino al punto di congiunzione con la via Kinshofer (la Normale della montagna), per un totale di 1800 metri di salita dal campo base. Nanga Parbat, Broad Peak e K2 sono quindi le tre "perle” della spedizione "Made in VdA”: una collana che ha richiesto grandissimo impegno, determinazione, sacrifici ed elasticità, a causa di cambiamenti repentini del meteo e di situazioni estemporanee, alle quali fare fronte con rapidità e spirito di adattamento. Come nel caso di Cazzanelli che - a quota ottomila su Broad Peak - si è fermato allo scopo di attivare i soccorsi per l’incidente di un alpinista britannico (precipitato e deceduto), decidendo poi di tornare indietro, abbandonando il tentativo di vetta. Da parte sua, Emrik Favre ha dovuto lasciare il campo base e rientrare anzitempo in Italia (rinunciando così al sogno del K2), a causa di una bronchite che lo ha colto dopo il successo sul Nanga Parbat.
Oltre alle performances sui tre giganti pakistani (K2 e Broad Peak si trovano nel K2, il Nanga Parbat trovandosi a sud dell’Indo appartiene all’Himalaya), la spedizione valdostana ha registrato risultati significativi già nella fase di acclimatamento. Come la salita - che non faceva parte del piano originale - al Ganalo Peak (metri 6608 metri), una cima secondaria del Nanga Parbat, raggiunta in stile alpino, senza alcun tipo di informazione preventiva sulla montagna, con un bivacco a seimila metri e difficoltà tipiche delle più belle creste di neve e ghiaccio delle Alpi.
Unito da grande affiatamento, il gruppo delle Guide della Valle d’Aosta ha coinvolto nel programma un gruppo di trekkers che - guidati da Roger Bovard - hanno raggiunto il campo base del K2. Come dice il nome dato alla spedizione stessa, la seconda vetta del pianeta rappresentava la missione principale dell’intero progetto. È stata raggiunta giovedì 28 luglio da Cazzanelli, Picco e Perruquet, quasi esattamente ventidue anni dopo Abele Blanc e lo stesso Camandona, che raggiunsero la vetta nel tardo pomeriggio del 29 luglio del 2000, al termine di una spedizione d’altri tempi, con condizioni meteo e della montagna difficilissime.